Roba che fa veramente male dentro: CANAAN – “Of Prisoners, Wandering Souls And Cruel Fears” (Eibon)

Ci sono band che hanno provato in tutti i modi a rappresentare nel modo più tangibile possibile concetti come dolore, sofferenza, morte, suicidio. In quante ci sono realmente riuscite? Poche, anzi pochissime, più che altro parliamo di qualche più o meno semisconosciuta band doom o qualche band di depressive black metal come i Nortt, ma si contano sulle punte delle dita. I livelli di cui qui parliamo vanno ben oltre la semplice poesia decadente di album comunque spettacolari come “Epicus, Doomicus, Metallicus” dei Candlemass, “The Angel And The Dark River” dei My Dying Bride o “Forest Of Equilibrium” dei Cathedral. Qui parliamo concretamente del nero più nero, della voglia di staccare la spina, del più violento dolore dell’anima. Bene, se cercate in una parola tutto questo, la colonna sonora perfetta per il vostro ultimo respiro ha un solo nome: Canaan. Mauro Berchi è la mente malata e malsana che si cela dietro questo moniker, dal 1996 autore di quelli che definisco ed ho definito i dischi più ‘decadenti’ di tutta la scena dark wave e doom di ogni tempo. Se l’ultimo “Contro.Luce” ha segnato forse uno dei momenti più ispirati di tutta la discografia di questa band, album seguito a breve distanza dall’altrettanto nero “A Calling To Weakness”, questo nuovo “Of Prisoners, Wandering Souls And Cruel Fears” è il disco più bello di sempre firmato da Berchi ed i suoi compagni, il capolavoro assoluto. Questa autentica opera del dolore, si pone come una specie di sevizia psicologica divisa in due atti nei quali, se inizialmente la mente viene violentata e costretta di fronte alle più inimmaginabili atrocità che l’uomo possa compiere, in seguito viene indotta ad abbracciare l’unica via per la liberazione, la morte, roba che se questo disco fosse uscito in America quando Ozzy fu incriminato per avere istigato al suicidio un ragazzino con “Suicide Solution”. per Maurizio avrebbero buttato la chiave, no na caso i testi sono la cosa più triste, malata e distruttiva che abbia mai ascoltato in tutta la mia vita. Musicalmente siamo sempre di fronte ad un monolito di lentezza, atmosfera e suoni rarefatti, il perfetto tappeto su cui adagiare le vostra spoglie dopo l’ultimo atto. Come da principio, roba che fa male dentro. (Aldo Luigi Mancusi)

Pubblicato il 17 Maggio 2012, in Recensioni con tag , , , , , , , , , . Aggiungi il permalink ai segnalibri. 1 Commento.

  1. difficile trovare persone competenti su questo argomento, ma sembra che voi sappiate di cosa state parlando! Grazie

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