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GIBSON.COM e le sue classifiche fatte con il culo

Ok, da anni siamo abituati a subire le classifiche fatte letteralmente con il culo da giornali patinati che sono di un’indecenza intollerabile. Quante volte ci è capitato di leggere cazzate come ‘i 100 dischi più importanti della storia del rock’ e trovare tra i primi 10 nomi band inimmaginabili come White Stripes, Killers o The Intenational Noise Conspiracy? Non ci credete? Vi dico solo che uno stranoto magazine italiano (uno di quelli che in copertina ti mette la rockstar e poi dedica una cosa come 15 pagine ai problemi tra la Canalis ed il nuovo fidanzato) qualche anno fa citò proprio questi tre nomi tra i primi 10 della top 100 di cui sopra. Certo, siamo onesti, l’unica cosa che veramente ci procura rabbia è che questa gente è profumatamente pagata per scrivere tali panzanate megalitiche. Ad ogni modo, fino a quando lo scempio si ferma alle riviste più o meno trash/finto musicali va bene, fa parte del gioco, ma che un sito come Gibson.com emuli certa gentaccia è ridicolo. Leggi il resto di questa voce

DIAMANDA GALÀS & JOHN PAUL JONES – “Sporting Life” (Bmg 1994)

È dalla notte dei tempi che tutti gli amanti della musica, dai semplici ascoltatori ai critici, discutono su quale sia la più grande band della storia del rock. I nomi che vanno per la maggiore sono sempre gli stessi, Pink Floyd, Beatles, Rolling Stones, Led Zeppelin, Mortician e pochi altri, è solo una questione di gusti, niente di più, perché sono tutti nomi che hanno fatto la storia. Personalmente non ho dubbi sulla mia preferenza, i Led Zeppelin sono stati i più grandi di tutti. Però, se su queste affermazioni potremmo stare a discutere per giorni e giorni senza trovare una risposta, al contrario non ci sono dubbi sul nome della più grande voce femminile della storia della musica, Diamanda Galàs, la greca che ha cantato veramente tutto, dal blues al gothic, passando per lirica, avanguardia, pop e hard rock. Tutto questo pippone mentale per dire cosa? Semplice, “Sporting Life” altro non è che l’unione tra il groove dei Led Zeppelin e la voce di Diamanda. Niente chitarre, solo basso, batteria, voce ed un accenno di organo qua e là per il dark album più bello ed oscuro degli ultimi vent’anni, un’opera unica nel suo genere che non ha visto similitudini né prima né dopo. Il disco è paragonabile ad un mosaico all in black dove i riferimenti sono molteplici, dall’hard rock più seventies al blues, passando per un certo rhythm & soul fino al dark più classico e l’avantgarde, il tutto rivisto in un’ottica per certi versi indescrivibile a parole. Leggi il resto di questa voce