RAMMSTEIN – “Made In Germany” (Universal)

Non è un caso se uno dei miei pochi veri vanti nella mia carriera di scribacchino sia l’essere stato il primo ad avere dato addirittura la copertina di un magazine ai Rammstein, ovviamente in Italia. A suo tempo mi presi non poche critiche dai soliti idioti, ma la storia mi diede ragione. Non a caso oggi i Rammstein sono considerati un must anche e soprattutto dal popolo ‘metal’, sempre se l’espressione popolo sia accettabile. Con tutto questo non voglio dire che sono stato io ad importare la band in Italia, ma di sicuro ho dato un mio piccolo contributo. Perché i Rammstein sono diventati così importanti? Per mille motivi, a partire da un suono che prende il meglio dai Killing Joke di “Pandemonium”, dai Kraftwerk di “Radio Aktivitat” e dai Ministry di “Psalm 69”, passando per tutte le polemiche sulle loro tendenze politiche fino alla loro irresistibile autoironia, un fattore questo di un’importanza fondamentale, vi basta guardare i loro video, tra i più belli della storia del rock ed allo stesso tempo l’antitesi di tutte quelle stupidaggini da piacioni e fighetti di cui questa stessa storia ci ha riempiti. Di anni ne sono passati non pochi e la band forse ha perso lo smalto che fu, non a caso l’ultimo “Liebe Ist Für Alle Da”, escludendo il simpatico singolo “Pussy”, non è che sia stato una delle migliori prove del sestetto, ma “Made In Germany” ci fa dimenticare certe cose e celebra il genio di Richard Kruspe e soci. Il nuovo singolo, “Mein Land“, è un gran brano che ci presenta la band in forma smagliante, per quanto sia preferibile la versione radio edit a quella contenuta nel best, a mio avviso un po’ troppo ‘contorta’ quando arriva al chorus. Per il resto troviamo quasi tutti i classici presenti all’appello e rimasterizzati alla grande. Ho scritto ‘quasi’ tutti i classici perché in effetti qualche assenza imperdonabile c’é, sto parlando di “Asche Zu Asche” e “Rammstein”, entrambi presenti sul bellissimo debut album “Herzeleid”, capisco però che le mie possono essere anche delle semplici paranoie da fan, perciò non datemi troppo peso. Nell’edizione limitata poi troviamo un secondo cd contenente tutta una serie di remixes che purtroppo non ho avuto l’occasione di ascoltare, ma non penso di essermi perso niente di appassionante visto che non sono un amante di certe cose. Per i più feticisti va detto che, come fu per “Sehnsucht”, anche qui troviamo 6 copertine diverse che raffigurano ognuna il volto di un membro della band. I Rammstein non sono una band da accademia che va raccontata, specialmente in fase di recensione, Lindemann, Lorenz e soci vanno ascoltati e vissuti. Questi sono i Rammstein, questo è il loro meglio, loro sono l’ultima grande band della storia del rock, prendere o lasciare. (Aldo Luigi Mancusi)

Pubblicato il 10 dicembre 2011, in Recensioni con tag , , , , , , , , , , , , , , , . Aggiungi il permalink ai segnalibri. 2 commenti.

  1. Secondo me “Liebe ist fur alle da” è l’unico vero album heavy metal dei Rammstein. Un’eventuale spremuta dell’anima di quel disco sarebbe tranquillamente potuta uscire a nome Judas Priest. Non a caso a tutti i miei amici a cui piacciono i Rammstein, ma non il metal, quel disco ha fatto schifo.

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